Ormai
è ben documentato che il pianeta Terra ha un’età di ben circa 6
Mld. di anni e che in esso la specie animale preumana i cui membri
sono stati denominati ''parapithechi''ad incipiente conformità di
quella che sarà definita umana vi è comparsa oltre 4 Ml. di anni fa
(addirittura circa 6 Ml. di anni fa, secondo le recentiissime scoperte
del palentologo Robert Eckhardt. Ma, il comportamento sessuale di
tale specie animale permane, fino a meno di 30.000 anni fa, con
carattere istintivo-compulsivo,strettamente dipendente da cicliche
condizioni ormonali ad insorgenza periodica, per il raggiungimento
esclusivo dell’accoppiamento riproduttivo, effettuato senza la
minima coscienza dell’evento conseguenziale. Soltanto in tale epoca
(cioè circa 30.000 anni or sono), in quella specie animale ormai
qualificabile umana e solo in essa inizia lentamente a stigmatizzarsi
la cosiddetta sessualità complesso dei comportamenti maschili e
femminili, propri dell’essere umano attivati volontariamente, al
fine di soddisfare la concupiscenza reciproca mediante qualsiasi tipo
di contatti erotici, compreso l’accoppiamento definito ''coito'' esprimenti la modalità di soddisfazione della pulsione erotica,
consciamente vissuta ed indipendente dall’esito riproduttivo. I
primi “ominidi” prototipi della specie umana (delineatisi circa
1.700.000 anni fa) sono stati denominati ''australopitechi'' poiché i
loro resti fossili sono stati rinvenuti nell’Africa meridionale
presso la regione etiopica dell’Afar, cioè appartenente
all’emisfero australe. La struttura corporea degli
“australopitechi” era ancora molto diversa da quella di un essere
umano odierno, basta sottolineare che il loro cervello aveva un
volume molto piccolo, equivalente a meno della metà di quello
dell’attuale Homo sapiens sapiens, e che dovette trascorrere più
di un milione di anni per raggiungere un apprezzabile successivo
volume, pur sempre limitato, proprio dei cosidetti ''pitecantropi'' contemporaneamente in più parti del pianeta terra (i suoi resti
fossili sono stati rinvenuti in Europa, Africa, Indonsia e Cina) e
giunti fino a circa 30.000 anni fa (limite superiore del paleolitico
medio, periodo compreso tra 80.000 e 30.000 anni fa, epoca in cui si
è posto il confine con l’inizio del paleolitico superiore, che si
ritiene concluso 20.000 anni or sono). Da questi ominidi i quali, ad
un certo momento,cominciarono ad assumere preferibilmente la postura
eretta ed a camminare con i soli arti posteriori, a tenere la testa
in posizione quasi verticale (Homo erectus, di cui il più noto è
quello giavanese) (delineatosi circa 600.000 anni fa), ad essere
abili a costruire i rudimentali utensili di selce (Homo habilis detto
anche Homo faber) ed a provvedere alla conservazione di parte delle
provviste raccolte è derivato ''l’Homo sapiens'' che, pur avendo
avuto origine evolutiva oltre 200.000 anni or sono, si è ben
delineato come tale poco più di 20.000 mila anni fa, e che, a sua
volta, ha dato origine all’attuale ''Homo sapiens-sapiens'' circa
15.000 anni fa.
FALLI IN OSSO E TERRACOTTA |
MORES FERARUM |
All’inizio del ''paleolitico medio'' (circa 80.000
anni fa) coincide anche la comparsa dei ''neanderthaliani'', i cui
resti furono originariamente rinvenuti nel 1856 in Germania presso la
valle di Neander, i quali, sebbene possedessero un cervello di volume
relativamente superiore a quello umano attuale e fossero
sufficentemente intelligenti, si estinsero completamente circa 30.000
anni fa. Per quanto riguarda il comportamento sessuale degli
''australopitechi'' (vissuti in un’epoca compresa tra circa 1.700.000
e 500.000 anni
fa) dai reperti paleontologici si può solo arguire che essi vivevano
nella più assoluta promiscuità e che copulavano in posizione ''mores
ferarum''(da
dietro). E' la posizione più simile al mondo animale.
ferarum accoppiandosi a caso con qualsiasi femmina in estro, spinti
dalla momentanea periodica tensione genesiaca. La relativa azione
coitale era estremamente rapida e, spesso, doveva essere subito
interrotta prima di averne completato l’espletamento per le
frequenti interferenze di altri individui ed anche di animali. La
reazione orgasmica femminile era del tutto sconosciuta non potendo
essere assolutamente provocata, anche se la tensione erotica
femminile diveniva, a periodi, talmente indominabile da elicitare un
notevole comportamento recettivo. Per quanto riguarda il
comportamento sessuale dei ''pitecantropi'' (vissuti in un epoca
compresa tra circa 500.000 e 30.000 anni or sono) dai reperti
paleontologici si rileva che, almeno da 100.000 a 30.000 anni fa
(allorché divennero ''erectus'' ed ''habilis''), i maschi si allontanavano
spesso dalle femmine per periodi più o meno brevi ma, a volte,
anche abbastanza lunghi per recarsi a cacciare ogni tipo di
selvaggina. I rapporti sessuali erano effettuati ancora mores
ferarum, esclusivamente con femmine in estro e quasi sempre al
ritorno degli uomini dalle uscite di caccia, in specie se prolungate
e proficue, ma non si aveva ancora alcuna consapevolezza della
connessione con le gravidanze. Le femmine, gravate dalle gestazioni,
affaticate dall’allattamento e dall’accudimento della prole, non
potevano essere di alcun aiuto nelle spedizioni di caccia. Pertanto,
il loro compito era di raccogliere la legna nell’immediato
dintorno, di alimentare il fuoco e di raccogliere frutti e vegetali
commestibili. Di conseguenza, le donne diventarono autorevolmente
padrone dei luoghi di ritiro domestico e, quando periodicamente
divenivano sessualmente eccitate e recettive, si concedevano con
selettiva preferenza a quei maschi che al rientro, oltre essere
eroticamente ipereccitati dall’odore dei ferormoni del loro estro,
potevano dimostrare di essere stati i più abili nel predare la
selvaggina. Si costituiva, così, il matriarcato, destinato a durare
fino a circa 15.000 anni or sono. Il matriarcato si è
progressivamente consolidato nel periodo dell’ultima glaciazione
del quaternario (circa 45.000 anni or sono) in quanto la donna,
essendo preposta a conservare il fuoco divenne una figura
indispensabile di notevole importanza essenziale. Infatti, è lei che
assicurava il confortevole calore del rifugio, che cuoceva i cibi
rendendo la selvaggina più gustosa, ed è intorno a lei che i
bambini e gli uomini si disponevano a cerchio per ricevere il pasto
caldo. Conseguentemente, la donna, come dimostrato da Bachofen
(1861),alla superiore forza fisica dell’uomo oppose un possente
prestigio al principio della violenza quello della pace, ad ogni
inimicizia cruenta lo spirito di conciliazione, all’odio l’amore,
e così riusci ad indirizzare l’esistenza selvaggia primordiale,
non frenata da alcuna legge, verso una forma temperata di civiltà da
essa dominata . Ciò è ampiamente confermato dai rilievi
archeologici effettuadi da Mallaart (1967) e da Gimbutas (1987) che
attestano come il patriarcato di ritorno sia stato preceduto, nella
preistoria, da un lungo e solido matriarcato caratterizzato
dall’assenza di ogni attività bellica e dal culto della ''Dea
Madre''. Per quanto riguarda il comportameno sessuale dell’Homo
sapiens (iniziato a delinerasi da oltre 200.000 anni e pienamente
affermatosi poco più di 20.000 anni fa) dai reperti preistorici si
rileva la piena continuazione del matriarcato. Si presume che nel
periodo in cui è vissuto ''l’Homo sapiens'' la sessualità della donna
ha iniziato progressivamente a sganciarsi dalle cicliche condizioni
ormonali. Infatti, si hanno notizie che, specialmente nell’ultima
fase di tale periodo, le matriarche esercitavano spesso pratiche
erotiche per secondi scopi (tra i più frequenti, per ottenere cibo o
oggetti, per rinforzare l’amicizia e per disinnescare
l’aggressività), indipendentemente dalle fasi di estro, tanto che
molte immagini rupestri, risalenti a questo periodo, rappresentano
l’unione sessuale. con la donna di enorme dimensione posta al di
sopra dell’uomo di dimensioni notevolmente inferiore. Per quanto
riguarda il comportamento sessuale ''dell’Homo sapiens-sapiens'' (ben
delinatosi 15.000 anni fa e tutt’ora in evoluzione) dai reperti
preistorici di essenziale si rileva che gli uomini i quali, fino a
quell’epoca, nell’atto dell’accoppiamento erano stati dominati
dalle donne prendono coscienza dell’indispensabilità maschile per
indurre la procreazione, iniziano ad esercitare autorità sulle donne
sottomettendole non solo ai fini sessuali tanto che molte immagini
rupestri, risalenti a questo periodo, rappresentano l’unione
sessuale con scene in cui la donna risulta posta a gambe divaricate
al disotto dell’uomo , il quale le introduce in vagina un enorme
pene eretto coniforme, ma progressivamente anche ad ogni altro fine,
dando così inizio al patriarcato che perdura tutt’ora, sebbene in
subdola decadenza. Il persistere della sottomissione sessuale della
donna al potere maschile è documentata dal fatto che nelle
raffigurazioni artistiche prodotte tra il VI sec. a. C. ed il I sec.
d.C., in pieno patriarcato dell’epoca storica, compare nuovamente
con notevole frequenza la posizione coitale ''mores ferarum'', ma
non come rappresentazione dell’accoppiamento istintivo, bensì per
rappresentare l’asservimento femminile al soddisfacimento erotico
maschile. Tuttavia, si deve precisare che le immagini rupestri dei
comportamenti sessuali degli esseri umani dell’epoca preistorica
non costituivano pornografia , nel senso attuale del termine, ed in
chi le osservava non suscitavano alcun eccitamento erotico, né lo
scopo di chi le realizzava era quello di erotizzare. Infatti, le
immagini ipermacroscopiche dell’organo genitale maschile eretto, in
specie, servivano per simboleggiare la potenza creatrice e ad esse si
attribuiva virtù propiziatoria di buon auspicio ed anche potere di
mantenere lontano gli spiriti maligni, cioè potere apotropaico. In
definitiva, le predette immagini costituivano le ''Immagini Sacre'' della religione ancestrale.
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